Davanti alla concessionaria di Giuseppe Nicoletti, questa mattina non si respirava l’aria fredda di un sabato di fine agosto, ma quella calda e intensa della solidarietà. Un gruppo di cittadini si è dato appuntamento per festeggiare Abdul Basid, 39 anni, originario del Bangladesh ma da tutti conosciuto semplicemente come Rosario. Con in mano le sue rose, il sorriso timido e gli occhi lucidi, ha ricevuto un nuovo scooter elettrico, pronto a restituirgli dignità e autonomia.
Due giorni prima la scena era stata ben diversa. Martedì sera, mentre lavorava come sempre nel centro storico di Caltanissetta, qualcuno gli aveva rubato il motorino con cui ogni giorno percorreva chilometri per vendere rose la sera e piccoli oggetti la mattina. Uno strumento di lavoro acquistato con due anni di sacrifici, sparito in pochi minuti. Rosario non ha potuto far altro che recarsi, in lacrime, in questura a denunciare il furto.
Ma la sua storia non è rimasta nel silenzio. Caltanissetta ha reagito. In poche ore è partita una raccolta fondi che ha messo insieme 2mila euro. Il resto lo ha aggiunto Nicoletti, il concessionario che ha voluto anche regalargli un casco nuovo. Così, davanti al suo negozio, l’intera comunità ha celebrato la riconsegna simbolica di quel motorino che non è solo un mezzo, ma il segno tangibile di un abbraccio collettivo.
«Il mio lavoro è molto stancante – racconta Abdul – ogni giorno cammino tanto, la mattina con accendini e oggetti, la sera con le rose. Ho le gambe che mi fanno male, ma con lo scooter potevo fare di più. L’avevo comprato con grandi sacrifici, due anni ci sono voluti. Martedì sera l’ho lasciato in piazza Grazia e non l’ho più ritrovato».
In Italia da 14 anni, Rosario vive da solo a Caltanissetta. La sua famiglia – sei persone – è rimasta in Bangladesh e lui ogni mese invia denaro per il loro sostentamento. «L’Italia è bellissima – dice – qui sono tutti buoni. Nel mio Paese non importa se sei vivo o morto, se soffri. Qui invece mi hanno addirittura ricomprato uno scooter. Non so come ringraziarvi».
Rosario è musulmano, frequenta la moschea e non dimentica di sottolineare il valore universale di ciò che ha vissuto: «Siamo tutti fratelli – dice – cristiani, musulmani, persone di ogni religione: il nostro sangue ha lo stesso colore. Chi crede in Dio davvero aiuta gli altri. Fare bei gesti è quello che rende buona una persona».
Questa storia non è solo la cronaca di un furto e di una restituzione, ma il racconto di come una città intera abbia deciso di non lasciare solo chi, ogni giorno, prova a costruirsi una vita dignitosa. A Caltanissetta, stamattina, quelle rose profumavano di giustizia e di fratellanza.
