Alla disperata ricerca di visibilità per se e per il suo partito, ridotto a percentuali da prefisso telefonico, il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, insiste con questa minestra riscaldata della grande ideona di fare il ponte sullo Stretto.
«Noi abbiamo proposto al Parlamento di rivalutare il progetto del Ponte sullo Stretto e la maggioranza ha detto sì». Lo ha sottolineato il ministro dell’Interno Angelino Alfano al programma Omnibus su La7, replicando a chi critica per le condizioni dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.
«Si facciano – ha spiegato – i lavori per la Salerno-Reggio Calabria e contemporaneamente anche il Ponte. Anche i siciliani ed i calabresi hanno diritto ad avere l’alta velocità – ha ribadito ieri sera Alfano a Porta a Porta dove è tornato sulla decisione di riavviare il progetto del ponte sullo Stretto. «Le virate non si fanno tutte in un colpo e la virata della sinistra, che era contraria al progetto, è stata fatta grazie alla nostra azione parlamentare» spiega il ministro, che continua: «La novità è che la maggioranza parlamentare ha intanto approvato la nostra mozione, per ora abbiamo rimesso in carreggiata il progetto».
Non la pensa così, invece, il presidente del Partito democratico, Matteo Orfini: «Il Ponte sullo Stretto di Messina non è una priorità di questo Governo – ha precisato – e il ministro Del Rio lo ha detto chiaramente. La posizione del Ncd è giusto che sia valutata, ma personalmente non la ritengo prioritaria», ha aggiunto, intervenendo ad Agorà su Rai3.
Siamo indignati che qualcuno parli ancora di realizzazione del Ponte sullo Stretto, dopo che sono già stati bruciati milioni di euro solo per fare campagna elettorale». Lo dice il sindaco di Messina Renato Accorinti, per anni leader della battaglia ‘No pontè che sottolinea: «Abbiamo fatto 15 anni di lotte nel passato e ora c’è un’importante presa di coscienza della popolazione che ha compreso l’inutilità dell’opera. Che la smettano ogni tanto di parlare del Ponte per motivi elettorali, perchè offendono il Sud che per anni è stato preso in giro. Forse vorrebbero di nuovo bruciare milioni di euro e non realizzare invece quelle che sono delle opere indispensabili per la nostra Regione e per la città. Noi vogliamo tutto quello che non ci hanno mai dato al posto del ponte».
«Ora che sono un rappresentante delle istituzioni – aggiunge – posso assicurare che troveranno una ferrea opposizione da parte mia. Noi vogliamo autostrade efficienti, aeroporti collegati con le città con gli altri mezzi di trasporto in modo efficiente. Vogliamo che lo Stretto diventi patrimonio dell’umanità e che l’area tra Messina, Villa e Reggio sia messa in rete in modo continuo con collegamenti veloci, vogliamo tutte le infrastrutture che hanno scippato alla città e treni veloci con collegamenti ferroviari adeguati. Basta parlare di ponte vogliamo tutto il resto. Non propaganda inutile ma opere concrete».
LA MADRE DI TUTTE LE OPERE PUBBLICHE. La ‘madre’ di tutte le opere pubbliche italiane. Un dibattito quello sul Ponte sullo stretto di Messina paragonabile ad una storia infinita, snodata su un arco di tempo che parte dal 1870 ed è accompagnato costantemente da polemiche. Dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina se ne comincia a parlare con il tunnel sottomarino dell’ingegnere Carlo Navone. Il progetto, che si ispirava a quello di Napoleone di una galleria sotto la Manica. Ovviamente non se ne fece nulla. Stesso esito per un progetto di ponte sospeso studiato nel 1883 e di una galleria sottomarina nel 1921. Nel 1934 il genio navale presentò un progetto di ponte tra Punta Faro e Punta Pezzo e l’anno successivo suggerì invece la posa di un enorme tubo d’acciaio sottomarino per il transito ferroviario e veicolare. Ma neanche questi progetti ebbero seguito. Il dopoguerra Negli anni ’50 fu presentato, in un padiglione della Fiera di Messina, il primo plastico di un ponte sospeso. Negli anni ’60 cominciarono gli interventi specifici del ministero dei Lavori pubblici. Nel 1969, l’ Anas promosse il famoso ”concorso di idee per l’ attraversamento dello Stretto di Messina” che ebbe una partecipazione internazionale. Sei ”idee-progetto” meritarono il primo posto ex aequo. Cinque prevedevano un collegamento sospeso tra le due coste e uno, noto come il ”Ponte di Archimede”, prevedeva un collegamento immerso in acqua, una sorta di tunnel a circa 30 metri di profondità. La legge 1158 del 1971 indicò la possibilità di rendere stabile l’attraversamento dello Stretto fra Calabria e Sicilia. Furono però necessari altri 10 anni perché nel 1981 fosse istituita con legge la spa ”Stretto di Messina” con oltre il 53 percento dell’ Iri che è in liquidazione e la cui quota è gestita pertanto dal Ministero del Tesoro, oltre il 12 percento l’uno delle Regioni Sicilia e Calabria e delle Ferrovie dello Stato, il 7,7 percento dell’ Anas. Nel 1985 il ministro dei lavori Pubblici, Claudio Signorile, non esita a dichiarare: ”Entro la fine di ottobre dovrebbe essere autorizzata la progettazione”. Nel 1988 aggiunge: “La posa della prima pietra e nel 1996 la fine dei lavori dal costo di cinquemila miliardi”. Nel 1992 viene presentato il progetto preliminare definitivo, migliorato rispetto ad uno precedente del 1986, comprendente le relazioni tecniche, previsioni di spesa, tempi di esecuzione, e la valutazione d’impatto ambientale Tra il 1981 al 1997, per il progetto, vengono spesi 135 mld. Ma tutto resta fermo. Il progetto resta nei cassetti ma nel 2002, con il terzo governo Berlusconi, riparte nel 2005 quando la Impregilo vince la gara come general contractor. Ma nel 2006, con la vittoria del centrosinistra di Prodi, un nuovo alt. Il primo di un tira e molla che riprende nel 2008 quando il ministro Matteoli annuncia che il ponte si farà ma l’Unione Europea lo esclude dalle priorità da finanziare e la camera approva una mozione che sospende i finanziamenti.
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