Scompare tra le liti l’Udc in Sicilia.
“Caro segretario, la tua comunicazione di sospensione e deferimento ai probiviri del partito rappresenta l’ultimo atto di una farsa che non poteva che avere il suo epilogo nel giorno dei morti. Purtroppo neanche la gravità della ricorrenza riuscirà a liberare questa vicenda dall’alone di ridicolo che l’avvolge e che disgraziatamente si porterà dietro fino alla fine. Al fine di evitarti nuovi strappi sul fronte della legalità statutaria ti rassegno le dimissioni da Presidente nazionale e dal partito”.
La lettera è datata 2 novembre, il destinatario è il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, il mittente è l’ormai ex presidente del partito Gianpiero D’Alia che mette così la parola fine alla guerra scoppiata tra i due massimi vertici di un partito ridotto a brandelli.
D’Alia si dimette da quel partito che ha contribuito a creare quasi 20 anni fa, insieme a Pierferdinando Casini. La scintilla che ha dato fuoco alle micce è stata la dichiarazione resa da D’Alia a Tempostretto: “l’Udc è morta, stiamo parlando di nulla”. Più in generale la sfida è tra chi, come Cesa, vuol allearsi con il centro-destra e chi come D’Alia preferisce il centro-sinistra. La frase pronunciata dall’ex ministro ha spinto Cesa a sospendere D’Alia dal partito “ha leso l’immagine dell’Udc” e a deferirlo ai probiviri.
Il leader centrista non ci ha pensato su più di tanto ed in serata ha trasmesso la lettera di dimissioni.
Sulla crisi dell’Udc che ha portato alla sospensione e poi alle dimissioni di Gianpiero D’Alìa dal partito, interviene anche l’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro:
«Mi preme ribadire per l’ennesima volta – non c’è infatti miglior sordo di chi non vuol sentire – che non faccio, né potrei fare politica attiva: sono interdetto dai pubblici uffici ma non dal pensiero e dal ragionamento, dall’osservazione, dall’analisi e dal commento sui fatti della politica. Gianpiero D’Alìa mi cita come alla guida di una corrente e interprete di una linea politica: nulla di più falso, come sanno anche le pietre».
Lo dice l’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro. «Su una cosa però sono completamente d’accordo con Gianpiero D’Alìa – aggiunge – quando afferma che con lui l’Udc è al governo nazionale e regionale con il Pd e che è con Crocetta dal 2012, in quanto sostenitore della maggioranza di governo alla Regione. E’ vero, le cose stanno così: è stato proprio D’Alìa a volere Crocetta alla presidenza della Regione e i siciliani non solo lo sanno bene, ma se ne ricorderanno al momento giusto».
A replicare a Cuffaro ci ha pensato D’Alia: “Non so a quali mie dichiarazioni faccia riferimento il signor Salvatore Cuffaro visto che non trovo traccia di miei interventi pubblici o privati che lo contemplino. Mi spiace deluderlo ma non ho alcun interesse nei suoi confronti. Devo ritenere che le sue affermazioni non siano frutto di casualità, visto che in Sicilia nulla accade per caso neanche il 2 novembre e soprattutto sembrano confermare un suo impegno politico, una vera e propria militanza. Ma questi sono affari suoi e dei suoi amici della famiglia Addams del centrodestra siciliano alla quale da ieri si è aggregato un altro poveretto da Arcinazzo. Su di una cosa posso convenire con Cuffaro: La sfiga dei siciliani nella scelta dei presidenti di regione degli ultimi 15 anni almeno”.
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