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Crisi, nel 2013 boom di fallimenti: in Sicilia incremento del 27,9 per cento

cerved_ossFPC_mar14La lunga recessione che ha investito l’economia italiana ha avuto un impatto durissimo sul sistema delle aziende nel 2013: i fallimenti, le procedure non fallimentari e le liquidazioni volontarie hanno infatti abbondantemente superato i precedenti record negativi. Complessivamente si contano 111 mila chiusure aziendali con un incremento del 7,3% rispetto al 2012. L’analisi delle statistiche relative agli exit ratio delle vere società di capitale (ovvero la percentuale di società uscite dal mercato per una procedura concorsuale o una liquidazione rispetto a quelle con almeno un bilancio valido) dice che nel 2013 la crisi ha colpito più duramente il sistema casa (8,6% contro una media complessiva del 6,6%), il sistema moda e i servizi di informazione e intrattenimento (8,1%), la filiera auto (8%). I dati sono dell’Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure di imprese di Cerved Group secondo cui negli ultimi tre mesi dell’anno scorso la corsa dei fallimenti non si è fermata portando il totale dell’anno oltre quota 14 mila con un incremento del 12% rispetto al precedente massimo che era stato toccato nel 2012. un fenomeno in forte aumento in tutti i settopri e in tutte le aree del paese e che ha coinvolto anche quei segmenti che nel 2012 avevano manifestato timidi segnali di miglioramento come l’industria (-4,5% nel 2012/11 contro il 12,9% nel 2013/12) e il Nord Est (da 3,6% a 19,7%). Nel 2013 si contano poi circa 3mila procedure concorsuali non fallimentari, «il massimo – si legge nel rapporto del Cerved – da oltre un decennio e il 53,8% in più rispetto all’anno precedente. Un fenomeno attribuibile ai concordati preventivi, più che raddoppiati rispetto al 2012».

Le regioni

Per quanto riguarda i fallimenti l’incremento più alto è registrato dalla Sicilia con un aumento del 27,9% rispetto all’anno precedente. In generale, si legge ancora nel rapporto del Cerved, il Nord Est registra una decisa inversione di tendenza: nel 2012 il numero di procedure era diminuito del 3,6% sull’anno precedente, mentre nel 2013 si osserva un incremento del 19,7%, dovuto alla forte accelerazione dell’Emilia Romagna dove l’incremento è stato del 25,4% e del Trentino Alto Adige (21,7%) e all’incremento a tassi a due cifre in Veneto (16,1%) e Friuli (14,4%). Crescono a ritmi sostenuti anche i fallimenti nelle regioni del Centro (12,9%) e del sud (10%): i maggiori aumenti al Centro si registrano in Toscana (18,3%) e nel Lazio (13,2%), mentre nel Mezzogiorno l’aumento registrato in Sicilia viene in parte attenuato dal calo delle procedure in Abruzzo (-15,5%) e Basilicata (-3,8%). Nel Nord Ovest i fallimenti superano quota 4 mila (8,6% in più sul 2012): pesa soprattutto l’aumento in Lombardia (12,7%), mentre in Piemonte si registra un incremento più modesto (1,9%) e il fenomeno risulta in calo in Liguria e Valle d’Aosta.

I settori

Nel 2013, scrivono i ricercatori del Cerved, l’industria ha invertito la tendenza positiva dell’anno precedente con un incremento dei fallimenti pari al 12,9% in quasi tutti i segmenti manifatturieri: fanno eccezione le imprese del sistema moda in cui si registra un calo delle procedure fallimentari del 3,4% e quello degli altri beni di consumo (2,9%). le procedure aumentano invece a ritmi elevati nella chimica (50%), nella siderurgia (26,8%) e nel sistema casa (22,4%). Nell’edilizia i fallimenti aumentano ulteriormente (8,6%) anche se a ritmi inferiori rispetto a quelli osservati nell’industria e nei servizi.

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