In Sicilia negli ultimi mesi, fra imprese chiuse e cantieri sospesi, il numero di licenziamenti nel settore edile è salito a quota 90mila; 40mila liberi professionisti hanno un reddito annuo inferiore a 8.000 euro, dunque sotto la soglia di povertà; quasi tutte le pubbliche amministrazioni non emettono mandati di pagamento dallo scorso mese di giugno; i turisti che vogliono vedere la famosa Venere di Morgantina ad Aidone trovano nell’Ennese tutte le strade chiuse per frana; la Regione deve ancora impegnare il 48% dei fondi Ue della programmazione 2007-2013, sta perdendo 500 milioni di euro di fondi Pac non utilizzati, ha il bilancio ingessato dalla scelta di garantire spese assistenziali e improduttive.
E’ il quadro emerso oggi dalla riunione a Palermo, presso la sede dell’Ance Sicilia, della Consulta regionale delle costruzioni, che ha concluso i lavori con un giudizio (“è il fallimento della politica”) e con due priorità (“lavoro produttivo e pagamento dei debiti da parte delle pubbliche amministrazioni”) con soluzioni da trovare tramite una sinergia fra responsabilità politica e mondo delle costruzioni.
Al ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, nell’incontro di venerdì prossimo 12 dicembre a Catania, alle 14, presso l’Aga Hotel (al quale parteciperanno il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione e il sindaco di Catania Enzo Bianco) l’Ance Sicilia e la Consulta regionale delle costruzioni illustreranno un dossier sulle strade interne dell’Isola chiuse da decenni per frane e solleciteranno provvedimenti di competenza nazionale: l’inserimento nelle prossime riforme, quale la nuova legge urbanistica, della loro automatica applicazione anche alla Sicilia; l’allentamento del Patto di Stabilità per consentire alla Regione di cofinanziare interventi con fondi europei e statali; un Piano stralcio per l’avvio immediato di interventi in Sicilia rifinanziando in prima istanza le infrastrutture viarie delle aree interne già finanziate dalla legge 296 del 2006.
Si è poi deciso di chiedere incontri al governo regionale e all’Ars entro il prossimo mese di gennaio per presentare la piattaforma rivendicativa “Sblocca Edilizia Sicilia”, suddivisa in dieci punti che, dopo il confronto di oggi, prevedono: recepimento automatico e dinamico da parte dell’Ars di riforme nazionali varate anni fa (come il Testo unico delle opere pubbliche e le semplificazioni in materia edilizia); immediato pagamento dei debiti da parte delle pubbliche amministrazioni; sblocco di 118 opere grandi e medie, già finanziate per 5,1 miliardi, alcune delle quali a rischio infrazione da parte dell’Ue per la loro mancata realizzazione; immediato utilizzo dei fondi europei e nazionali disponibili; assegnazione, per infrastrutture e recupero del territorio, del 50% dei risparmi derivanti dalla “spending review”; una vera semplificazione; controlli di legalità e anticorruzione nella pubblica amministrazione e nei meccanismi delle gare d’appalto oltre ad una più efficace lotta al lavoro nero; incentivi all’edilizia residenziale soprattutto per interventi in aree edificate già esistenti, degradate o abbandonate; sblocco di piccoli interventi di manutenzione degli edifici pubblici; sostegno alle nuove progettazioni e alla partecipazione dei giovani professionisti alle gare d’appalto.
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