Casa, auto, risparmio. Sono in queste tre categorie che si concentra la lenzuolata di novità decisa dalla legge di Stabilità. Quasi tutte all’insegna di imposte più elevate e più insidiose.
Con le nuove tasse la pressione fiscale salità nel 2013 al 45,3% dal 44,7% attuale. Tutto ciò in attesa del temuto appuntamento di luglio con l’Iva (quando l’aliquota del 21 per cento salirà al 22). La più tartassata è senza dubbio la casa per la quale i proprietari ne hanno già avuto un anticipo con il pagamento a saldo dell’Imu, inmolti casi raddoppiata o triplicata per le seconde e terze case rispetto alla vecchia Ici. La nuova tassa debutta ad aprile, si chiama Tares e va a sostituire la Tarsu sui rifiuti e assorbirà la Tassa di igiene ambientale e altri servizi comunali. Il primo pagamento è stato fatto slittare ad aprile ma poi dovrà essere versata in base alla grandezza dell’immobile e, sul modello anglosassone, non la pagherà il proprietario ma il residente quindi l’inquilino nel caso sia in affitto. Secondo le associazioni dei consumatori – rispetto alla vecchia Tarsu ora andata in soffitta, peserà sui bilanci familiari per una media di 80 euro in più l’anno.
Colpisce chiunque «possieda, occupi o detenga locali atti a produrre rifiuti»; case, quindi, ma anche uffici, negozi o capannoni. La Tares dovrà coprire al cento per cento il costo del servizio per le utenze domestiche sostenute dai Comuni (oggi in media la copertura è del 79, il resto finisce in bilancio). E dovrà finanziare anche il costo dei «servizi indivisibili», quali l’illuminazione pubblica o la manutenzione delle strade. Secondo la Uil, peserà in media più dell’Imu.
Sempre in zona casa debutta anche l’Ivie, l’imposta che si paga per gli immobili all’estero solo nel caso in cui il proprietario sia residente in Italia.
Dovrebbe ammontare allo 0,76% del valore commerciale dell’immobile.
Per le auto non una novità positiva: aumentano i pedaggi autostradali, la Rc auto, le multe, si abbassa dal 27,5 al 20% la deducibilità per le vetture aziendali. Tosata anche per il risparmio che vedrà l’introduzione di una imposta di bollo di 34,2 euro sui conti correnti con giacenze superiori a 5 mila euro e una «patrimonialina» annua dello 0,15% su tutti i risparmi oltre i 22.800 euro. News importanti anche per il mondo previdenziale: nel 2013 prende il largo la riforma Fornero con alcune novità profonde come la sostanziale abolizione delle pensioni di anzianità e l’aumento per quelle di vecchiaia a 66 anni e 3 mesi estendibili—solo su richiesta del lavoratore— fino a 70 anni e 3 mesi. Prosegue per tutto il 2013 il blocco delle rivalutazioni al costo della vita delle pensioni oltre i 1.443 euro al mese. In zona welfare debutta l’Aspi un nuovo ammortizzatore sociale per chi perde il lavoro. È più vantaggioso della vecchia indennità di disoccupazione ma decade se il
lavoratore rifiuta un impiego con una retribuzione superiore di almeno il 20% rispetto all’indennità. Le innovazioni targate Monti non sono tutte all’insegna del rigore. Ce ne sono molte anche a favore della crescita e per semplificare la vita dei cittadini e delle imprese. Tutte le amministrazioni pubbliche, per esempio, saranno obbligate a pubblicare il loro Iban per consentire pagamenti on line così come sulla Rete dovranno finire tutti i servizi ai cittadini. Agevolazioni fiscali per le start up
e un tesoretto che sale fino a 2,1 miliardi di euro per finanziare il salario di produttività.
Nel 2013, secondo Adusbef e Federconsumatori, le famiglie dovranno pagare quasi 1.500 euro tra alimentari, biglietti dei treni, rc auto, bollette, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tariffa rifiuti e ricadute dell’Imu. Adusbef e Federconsumatori lanciano l’allarme anche il malaugurato aumento dell’Iva da luglio. Il risultato quindi, anche per l’anno alle porte, sarà drammatico”. Dal canone Rai (+ 1,5€) alla tassa rifiuti (+64€), agli alimentari (+ 299€), fino all’assicurazione auto (+ 61€), passando per le tariffe aeroportuali e le solite bollette di luce e gas. Per risollevare l’economia, spiegano le associazioni, ci vuole una “ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni, investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico e, soprattutto, per il lavoro che rimane il problema fondamentale del Paese. In assenza di un serio progetto che vada in questa direzione, la fuoriuscita dalla crisi si farà sempre più lontana ed improbabile”.
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