TRAPANI – Il settore marmifero è uno dei settori chiave dell’economia del territorio della provincia di Trapani. Il comparto marmifero, con circa 2000 addetti, è il settore economico-produttivo con maggiori potenzialità sia per quanto riguarda la capacità di estrazione ed esportazione sia per quanto riguarda la possibilità di creare occupazione. I numeri strategici del comparto li fornisce il presidente di Confindustria Marmo Vito Pellegrino:
«Il comparto marmifero di Custonaci rappresenta l’85% della produzione isolana e oltre il 15% di quella nazionale, con un fatturato stimato in circa 100 milioni di euro, di cui più del 90% destinato all’export».Fillea – Cgil ha dichiarato che “si può ottenere maggiore sviluppo solo a condizione che si affrontino gli aspetti di criticità e che si attuino politiche in grado di rendere competitivo il settore nel mercato internazionale”. “I costi elevati per il trasporto e la norma regionale che stabilisce un canone di produzione sul materiale estratto – ha detto il segretario Franco Colomba – pesano negativamente sul mercato internazionale rendendo meno competitive le aziende del bacino marmifero di Custonaci rispetto alle imprese degli altri Paesi”. Oltre a questi problemi, adesso, si aggiunge una novità, una tassa, appena introdotta dalla Regione Siciliana, sulla produzione del marmo. Tecnicamente, si tratta di un canne di produzione. Il Pd, partito di maggioranza, rivendica il “successo” di aver messo “sotto osservazione” questa nuova tassa. «Siamo riusciti – afferma il capogruppo all’Ars Baldo Gucciardi – a ridurre il canone previsto per le diverse tipologie di materiale e a istituire un osservatorio che dovrà dirci quali sono gli effetti sul nostro sistema marmo. E’ un settore che va salvaguardato e potenziato. Siamo pronti a intervenire nell’interesse del territorio».
Gli imprenditori del marmo della provincia di Trapani sottolineano che il la quantificazione contenuta nel nuovo canone loro imposto “non tiene nella giusta considerazione la circostanza che, del materiale estratto solo il 25-30 per cento costituisce materiale lapideo di pregio, mentre il restante 70 per cento è un materiale poverissimo, destinato alla frantumazione, il cui prezzo di vendita non supera la soglia di 0,50 euro al metro cubo”. Da ricordare, inoltre, che sugli imprenditori del settore marmifero grava già l’obbligo di sostenere gli oneri di ripristino ambientale previsti dalla legge regionale 127/80.
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